Scarico fumi a parete: quando è possibile?

Sebbene lo scarico dei fumi diretti a parete delle caldaie da riscaldamento o degli scaldabagno a
gas sia particolarmente diffuso nelle grandi città come Torino ,non sempre vengono rispettate le regole legislative e soprattutto quelle del buon senso .La massiccia presenza di canne
fumarie vetuste o non a norma ha concesso che gli scarichi diretti con tubi coassiali siano sempre più tollerati. Spesso anche se il fumo che esce dal tubo della caldaia del vicino
ci infastidisce, si tende a tollerare per evitare di dover realizzare nuove canne fumarie con costi che gravano su tutti i condomini. Le normative in fatto di regolamentazioni urbane sono
in continua evoluzione per far fronte alle richieste e alle necessità che si ripropongono periodicamente in fatto di dispute condominiali e non solo. Infatti uno dei problemi più sentiti e a cui
la legge tenta da anni di dare una risposta definitiva è quello degli scarichi a parete, ovvero lo scarico dei fumi degli apparecchi a combustione come le caldaie che avviene dalle pareti invece
che dal tetto. Questa è una delle principali cause delle dispute con i vicini, perché i fumi che vengono espulsi sono composti da biossido e da ossido di azoto, oltre che da
altre componenti non propriamente benefiche per il nostro organismo. Le segnalazioni per scarichi di questo tipo alle ASL sono così numerose che gli operatori sono costantemente
impegnati sul territorio per dirimere le controversie condominiali e/o tra vicini, almeno fino a quando queste non arrivano sui banchi del tribunale.
In Italia esiste una regolamentazione specifica in merito allo scarico dei fumi a parete: la UNI 7129 è una
norma nata per regolamentare le distanze minime e contiene misure molto restrittive. Questa è una disposizione del 2008 ma nel corso degli anni ha subito importanti e determinanti modifiche, in
particolare durante il processo di conversione in legge dello Stato del DL 63 del 06/2013, quando le camere congiunte hanno approvato delle modifiche sostanziali al comma 9 dell'art. 5 del Dpr
412/93. Non sono misure retroattive, pertanto si applicano esclusivamente agli impianti di scarico dei sistemi termici realizzati a partire dal 31 agosto 2013.
Secondo questa legge, tutti i sistemi di evacuazione devono essere collocati al di sopra del tetto
dell'immobile, nel rispetto delle altezze prescritte dalla normativa tecnica del comune di appartenenza fatta eccezione per alcune deroghe che prevedono
:
- si effettuino interventi di manutenzione/sostituzione agli impianti termici costruiti
precedentemente al 31 agosto 2013, che già avevano lo scarico dei fumi a parete e non a tetto;
- nel caso in cui la norma di installazione dei sistemi di evacuazione al di sopra del
tetto non possa essere rispettata causa di vincoli di tutela dell'immobile in oggetto, secondo una normativa comunale, regionale o nazionale;
- il tecnico impiantista ,installatore di caldaie debba dichiarare, attraverso un
documento attestato e asseverato, che l'unico scarico possibile sia quello a parete al posto di quello a tetto.
In tutti questi casi, quindi, la legge deroga al divieto di installare scarichi a parete, a patto che
l'impianto termico oggetto della contesa sia stato certificato in classe 4/5 in merito alle emissioni di gas.Fanno parte di questa categoria le Caldaie a condensazione, che
hanno delle emissioni di nox ridotte rispetto alle vecchie caldaie a camera stagna. I terminali di tiraggio, in ogni caso, devono sempre essere installati nel rispetto della legge UNI 7129/15 in relazione alle distanze e ai regolamenti comunali,
comunque conformati al comma 9 dell'articolo 5 appena descritto.
Una recente sentenza del TAR della Lombardia, datata 13 settembre 2017, ha confermato e chiarito
ulteriormente quanto specificato nel comma 9 e successivi in merito a tale regolamento, accertando che qualora sia impossibile procedere con l'installazione degli scarichi a norma di legge a
causa di limiti, vincoli e tutele sull'edificio in oggetto, sia legittimo assumere la deroga della normativa vigente per la realizzazione degli scarichi a parete di una caldaia a gas o di un
impianto di riscaldamento similare.
Ovviamente, le motivazioni della deroga devono essere sempre plausibili, certificate e verificabili.
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